domenica 2 gennaio 2011


Il Consiglio d’Europa bacchetta l'Italia sul diritto al lavoro


E’ appena stato pubblicato il rapporto del Comitato Europeo sui Diritti Sociali, organo del Consiglio d’Europa che periodicamente esamina i rapporti inviati dagli Stati membri e decide se le situazioni descritte sono più o meno conformi alla Carta Sociale Europea da questi ratificata. La Carta Sociale Europea è un trattato che contiene i fondamentali diritti sociali ed economici che gli Stati membri del Consiglio d’Europa dovrebbero garantire. Adottata nel 1961, è stata rivista nel 1996; la nuova Carta è diventata esecutiva nel 1999. L’Italia l’ha ratificata a luglio 1999.

Il Comitato Europeo sui Diritti Sociali è l’organo responsabile per il monitoraggio del rispetto dei diritti contenuti nella Carta da parte degli Stati membri. Il rapporto del 2010 ha esaminato il rispetto dei diritti legati al lavoro da parte di alcuni Paesi, tra cui l’Italia, nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2005 e il 31 ottobre 2009. Il tempo limite per redigere il 9° rapporto era il 31 ottobre 2009, ma l’Italia l’ha presentato a gennaio 2010. Il Comitato, esaminato il rapporto italiano, ha riscontrato 12 conformità e 10 non conformità rispetto alla Carta.

L’articolo 2 della Carta parla del diritto a eque condizioni di lavoro. Nel primo paragrafo si dice che il tempo di lavoro “ragionevole” non dovrebbe superare le 8 ore giornaliere e le 40 ore settimanali. Il Comitato ha riscontrato un generale rispetto di questo diritto, tranne che nel settore ittico, dove, in conformità a Direttive Comunitarie, la settimana lavorativa può raggiungere le 72 ore. Questa è la prima non conformità alla Carta dei Diritti Sociale rilevata in Italia. Anche per ciò che riguarda il 2° paragrafo dell’Articolo 2, “le festività pagate”, viene rilevata una non conformità. Sulla base delle informazioni ricevute, l’aumento di stipendio dato a chi lavora durante le festività non è sufficiente a compensare lo sforzo cui è costretto un lavoratore. Secondo le osservazioni del Comitato, infatti, il lavoro, in questi casi, dovrebbe essere pagato il doppio rispetto al salario consueto.

L’Italia non rispetta la Carta anche per ciò che riguarda l’eliminazione dei rischi legati ai lavori pericolosi e dannosi per la salute. Secondo il Comitato, infatti, ogni Stato dovrebbe adottare misure per migliorare la sicurezza sul lavoro, cercando di ridurre i fattori di rischio. Il Decreto legislativo n. 81/2008 ha di certo migliorato alcuni aspetti legati alla sicurezza sul lavoro ma non ha risolto il problema soprattutto perché, come suggerisce la Carta stessa, quando i rischi non possono essere eliminati del tutto bisognerebbe prevedere forme di compensazione come per esempio un maggiore tempo di risposo o un maggior numero di ferie pagate. In Italia, conclude il Comitato, non c’è una politica di prevenzione dei rischi per le occupazioni pericolose e non è sufficientemente garantito il diritto a giuste condizioni di lavoro nel caso in cui i rischi non possono essere del tutto eliminati.

Per quanto riguarda la retribuzione, viene dato un giudizio di non conformità perché non è dato sapere se il salario minimo corrisposto ad alcune categorie di lavoratori garantisca un giusto standard di vita.

Ancora, il Comitato non è in grado di valutare se il diritto del governo di emanare ordinanze che restringono il diritto di sciopero per i servizi pubblici essenziali rientri nei limiti stabiliti dalla Carta dei diritti sociali. Nonostante la richiesta di nuove informazioni, il rapporto redatto dall’Italia ripropone le stesse conclusioni. Il Comitato formula un nuovo giudizio di non conformità.

Questi sono solo alcuni dei punti esaminati; chi volesse consultare interamente il rapporto 2010 del Comitato Europeo può trovarlo sul sito del Consiglio d’Europa (http://www.coe.int/).

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